martedì 5 marzo 2013

Il Canone RAI:un retaggio medievale

La tassa di possesso per la televisione e' un tipo di tassa che si applica tra l'altro anche ai veicoli. Una tassa cioe' dovuta per il semplice possesso. Uno dei tanti modi per pagare le tasse. Che trova, nel caso dei veicoli, la sua giustificazione nel fatto che appena si mette in strada una vettura, si deve usare per forza di cose una via pubblica, a meno che non si circoli in una proprieta' privata, un'ipotesi del tutto marginale.

Analogamente per la televisione, ed ancor prima per la radio, negli anni vicini alle origini, prima la radio, poi la televisione, erano le uniche emittenti essendo proibita la produzione radiotelevisiva privata, e sostanzialmente assente la pubblicita', per cui l'accensione del televisore domestico comportava automaticamente la sintonizzazione su RAI 1.

Oggi invece quando si accende il televisore xsi deve decidere da quali programmi difendersi, spesso programmi di qualita' discutibile, e che comunque abbondano al punto tale da poter parlare di televisione spazzatura.

In ogni caso, ora, tutti i programmi televisivi si alimentano con i proventi della pubblicita', inclusi i programmi RAI, Mediaset e LA7, per limitarci alle reti piu' diffuse. E quindi, in pratica, le trasmissioni sono gia' pagate dal pubblico attraverso l'acquisto dei prodotti reclamizzati.
La RAI pero' non si contenta: pretende infatti - unica tra le emittenti - un canone d'abbonamento, esattamente come 50 anni fa, pur non essendo giustificato tale balzello da un improbabile maggior carico di lavoro per un preteso servizio pubblico.

Il vantarsi di esercire un servizio pubblico non regge:
- infatti i discorsi del Capo dello Stato sono trasmessi a reti unite,comprese le emittenti private,e se cio' non fosse arebbe sufficiente un apposito decreto legge;
- la pretesa di razionare l'apparizione dei candidati alle elezioni ( detta anche par condicio) e' semplicemente ridicola, perche' e' mossa dall'infondata convinzione di essere l'unica TV a copertura nazionale, e quindi l'unica autorizzata a dosare le apparizioni dei candidati di diverso colore. Questa par condicio - alla quale si adeguano anche talune emittenti private - in fondo e' una limitazione della liberta' di ascolto di noi utenti, che vorremmo naturalmente ascoltare piu' a lungo un candidato interessante sia per il contenuto che per il modo di esporlo - trattandosi in fondo sempre di spettacolo - rispetto ad un candidato meno interessante . E di cio' da' prova l'Auditel o simili metodi d'indagine, che potrebbero da soli suggerire la piu' equa ripartizione dei candidati tra la congerie delle reti in campo.Che senso ha dare lo stesso tempo ad un candidato premier uscente, che ha molto da raccontare per descrivere quanto realizzato ed i problemi concretamente affrontati a fronte di un neocandidato che non ha bisogno di molto tempo per illustrare le proprie teorie ed i propri propositi.

Se tuttavia non si potesse abolire, la tassa, detta canone deve allora contribuire a ridurre il debito nazionale e non ad alimentare, senza una credibile motivazione, l'elefantiaca ed autoincensante struttura RAI, la quale si vanta di avere raggiunto la consistenza di ben 14 reti per un preteso miglior servizio pubblico d'intrattenimento, e cio' con un trascurabile aumento dell'abbonamento 2013 di soli 2,5 euro.
E' inevitabile pero' il sospetto che tutte queste reti "pubbliche" tradiscano una voracita' pubblicitaria, che drena le risorse disponibili, a danno delle trasmittenti che sopravvivono invece solo grazie alla pubblicita', al punto da potersi configurare, per la RAI, una posizione dominante sul mercato delle emittenti TV.
Tale sospetto di voracita' viene rafforzato dal ricorso a mezzucci quale quello di invitare gli utenti a fare telefonate del costo di 1 euro per partecipare alla soluzione di quiz di estrema facilita', attirando in tal modo immani flussi telefonici ed aggiustando per l'occasione, a proprio esclusivo beneficio, la tariffa telefonica.

In conclusione il canone televisivo ha tutto l'aspetto di una gabella medievale inserita nel campo della tecnologia informatica piu' avanzata, gabella che sarebbe assai piu' proficuo applicare ai varchi doganali sulle merci estere, quando il loro basso prezzo sia imbattibile e travolga la concorrenza interna, sottraendo opportunita' di occupazione e di guadagno alle nostre imprese.


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