giovedì 23 gennaio 2014


EURO OPPURE LIRA?

Alcuni politici da qualche tempo sostengono la necessita' di ricorrere ad un referendum per decretare il  mantenimento dell'euro oppure il ripristino della lira.

Si ripeterebbe l'iniziativa emozionale che porto' a suo tempo al fermo dell'attivita' nucleare sotto la spinta del disastro di Chernobyl e cio' non solo sotto  l'aspetto del suo impiego per la generazione dell'energia elettrica, ma anche come sospensione dell'attivita' produttiva dei relativi impianti, con conseguente perdita del know how tecnologico e con negativo riflesso sull'occupazione e sul prestigio industriale italiano, in un settore largamente rivolto all'esportazione.

Considerata la complessita' della materia tale referendum avrebbe dovuto coinvolgere soltanto scienziati e noti conoscitori della disciplina come ad esempio taluni professori universitari, evitando di raccogliere risposte puramente emotive da  votanti privi di qualunque conoscenza utile per una decisione ponderata.

Tant'e' che la risposta negativa,  nata dal convincimento che cosi' ci si sarebbe liberati dal rischio della radioattivita' derivabile da incidenti di centrale, tale risposta  negativa ha sorvolato - per colpa dei politici alla ricerca del facile consenso - sulla prospettiva che tale temuto  rischio   sopravvivesse inalterato alla nostra cessazione dell'attivita' nucleare.
Infatti l'Italia oggi e' circondata in prossimita' delle proprie frontiere da centrali nucleari francesi e slovene, dalle quali per ironia importiamo cospicue forniture di energia elettrica.

In definitiva tale improvvido referendum si e' trasformato in un suicidio economico nazionale, quali che siano le obiezioni degli ambientalisti.

Questa lunga premessa avrebbe lo scopo di evidenziare l'analogia che il ventilato referendum sull'euro presenta rispetto a quello sul nucleare di alcuni decenni  addietro.

Anche in questo caso l'elettore ordinario non ha alcun elemento per auspicare - e quindi decidere col proprio voto - sull'uscita o meno del Paese dall'area dell'euro. Decisione che nemmeno i parlamentari sono in grado di assumere se si lasciano influenzare dagli indirizzi delle centrali partitocratiche.

E' utile ricordare che nel 1983 il marco valeva 576 lire e nel 1995  valeva 1275 lire, crescendo di valore ad una media di circa 60 lire/anno. Con l'introduzione del 30.1.1999 dell' euro a 1936,27 lire, il marco e' stato ricondotto a 990 lire rendendolo piu' competitivo rispetto a quanto ci si aspettasse e restando favorito nei cambi, rispetto alla lira ed alle altre monete, e rispetto al quinquiennio precedente.

In conclusione la svalutazione strisciante della lira rispetto alle altre monete(dollaro USA 625 lire nel 1960, 1765 nel 1995,1701 nel 1999 all'introduzione dell'euro),svalutazione che ne sosteneva il commercio estero, e'cessata del tutto essendo l'euro rimasto a valore sostanzialmente costante rispetto alle altre monete nell'arco di un quindicennio.

In questo arco di tempo si e' man mano affievolita , divenendo sempre piu' utopica, la speranza che la coscienza nazionale che la lotta commerciale con la Germania ci avrebbe costretto a continui arretramenti, se questa novita' dell'euro non svalutabile non ci avesse dato una scossa ed una reazione d'orgoglio per competere con la Germania su altre basi: abbandonando le ideologie,lo strapotere di partiti e sindacati,l'assenza di controlli sia sulla spesa che sui comportamenti dell'apparato statale, l'odio per l'imprenditoria ,le posizioni di comando nelle mani di raccomandati quasi sempre di estrazione partitica o meglio    autentici  delegati di partito, le minoranze attive intimidite  dal potere costituito che si e' persino impunemente sottratto per anni al dovere di pagare regolarmente le forniture,avallando analoghi comportamenti in campo privato.

Questa salutare reazione non c'e'  stata finora: il debito pubblico e' andato in
passando - in miliardi di euro - da 1.513 del  2005 (106% del PIL) a 2.068 del nov.2013 (130% del PIL), mentre i prodotti tedeschi sul mercato italiano appaiono sempre piu' competitivi, al punto che si e' affermato piu' volte che la Germania e' considerata la Cina dell'Europa.

Se la conclusione dovesse essere che la lezione dell'euro  non e' servita,  conviene che si ripristini la lira svalutabile, per stabilizzare una economia in declino, legata alle proprie tradizioni, e che scivola lentamente tra i paesi del terzo mondo a sostituire quelli che ne stanno uscendo.

Ma se nulla dovesse accadere, restando cioe' nell'euro: o ci diamo la scossa necessaria o dovremo subire il duro commissariamento da parte della Troika costituita da: Commissione Europea,Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, in spregio all'orgoglio nazionale, come avvenuto del resto per l'Irlanda,la Grecia e Cipro, ogni paese con la sua problematica specifica.

Un referendum popolare sul destino dell'euro appare del tutto inopportuno, perche' esso destino e' nelle mani nostre  cioe' della classe dirigente  che a vario titolo ci rappresenta,se matura  un concorde senso di responsabilita'  e la volonta' di introdurre nuove regole di comportamento.

Utopia?  Forse no.

Cordiali saluti.

Rino Palmieri

24 nov 2013

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