domenica 14 aprile 2013

LA FIDUCIA IN POLITICA


La fiducia e' un sentimento trattato dalla Costituzione, quando recita all'art.94 che il governo appena costituito deve avere la fiducia delle due Camere, presentandosi entro dieci giorni dalla sua formazione.
Ma fiducia in che? Ed in chi?

Poniamoci nei panni di un deputato eletto di recente che e' chiamato a dare un voto di fiducia ad una squadra di sconosciuti, guidata da un premier che in nome della squadra chiede la fiducia per tutti i suoi membri, persone di provenienza assortita e conosciute nel migliore dei casi per sentito dire.

Che fiducia accordare? Il premier non avrebbe bisogno di alcuna fiducia formale essendo stato scelto dal Presidente della Rebubblica a seguito di una procedura conforme al dettato costituzionale. I ministri sono stati scelti con laboriose trattative all'interno della maggioranza precostituita.
Il parlamentare quindi è chiamato semplicemente a ratificare le scelte del premier e cioè quelle scelte che sono state dettate al premier dalla coalizione di partiti che ne ha autorizzato la nomina presidenziale.

In altri termini il voto di fiducia del singolo parlamentare è l'espressione di un voto di obbedienza e non di libera individuale determinazione, e deriva dall'inespresso ma implicito suggerimento del suo gruppo: vota tranquillo, merita la tua fiducia, è del tuo partito.

Tanto basta per poter affermare che la fiducia prescritta dalla Costituzione per il nuovo
governo, alla sua prima apparizione in parlamento, è del tipo senza vincolo di mandato,  com'è insito nella parola stessa e com'è riconosciuto allo stesso parlamentare dal suo elettore, ma ha in più l'aspetto di un atto d'obbligo del parlamentare ad approvare tutti i provvedimenti legislativi che saranno presentati dal governo, in quanto espressione della maggioranza cui egli ha aderito.
E' come assicurare il governo: vai tranquillo,ti puoi fidare di me, puoi contare sul mio voto futuro,in ogni circostanza (finché regge la maggioranza . ..)

La conclusione logica, su questa impostazione irrazionale della fiducia al governo, induce a sostenere la tesi che il parlamento non dovrebbe avere il compito di esprimere fiducia o sfiducia su chicchessia, ma solo quello di approvare o respingere, motivatamente, i provvedimenti proposti dal governo o promossi dai propri membri.

Se tale compito fosse assolto in piena autonomia individuale,cioè con voto segreto' potremmo dire di trovarci in regime di democrazia, se invece tale compito viene esercitato sotto l'influenza di una segreteria di partito saremmo - come siamo - in regime di partitocrazia, con la benedizione della Costituzione, cosi come elaborata dai Padri costituenti.

Alcuni tentativi del passato, da parte del Parlamento, di sfiduciare un singolo ministro - sono rimasti allo stadio di tentativo, se ricordiamo bene, apparendo piuttosto come velleitarie manifestazioni di vendetta politica, che come credibili procedimenti di carattere giudiziario.
Problema di sfiducia, peraltro, che in caso di obiettiva esigenza avrebbe ben più semplice soluzione, qualora il ministro in ballo fosse stato selezionato,per la formazione del governo, anzichè dalla coalizione, direttamente dal premier tra soggetti qualificati, ma estranei al parlamento, ai quali sarebbe stato applicabile il licenziamento per la perdita di fiducia da parte imprenditoriale, come previsto nei contratti dei dirigenti di aziende private.

L'art.95 della Costituzione aggiunge che i ministri sono individualmente responsabili degli atti dei rispettivi ministeri. Sorge spontanea la domanda: responsabili? D'accordo, ma nei confronti di quale autorità? Del premier? Del parlamento? Della magistratura?

Responsabili al premier? Nel regime di partitocrazia attuale i ministri sono esponenti di partito.Il premier non può adottare sanzioni, quando occorresse, per ribadire la disciplina di squadra, pena complicazioni politiche che possono arrivare fino al dissolversi della coalizione di supporto.

Il premier finisce così per essere imbalsamato in una funzione notarile di presa d'atto di quanto decide il Consiglio dei ministri, ma ministri che non agiscono nella veste di esecutori di un esecutivo, dove è il premier che dirige, bensì nella veste di ministri plenipotenziari nel significato originario di delegati di potenze contrapposte ma alleate, cioè dei partiti di maggioranza, alla laboriosa ricerca di punti d'accordo per poter partorire proposte di leggi e di decreti che siano di pronta approvazione da parte della maggioranza politica che i suddetti "parlamentari" rappresentano.

Il che non è esattamente il tipo di attività che un governo detto "esecutivo" dovrebbe svolgere agli ordini del premier, designato come capo degli "esecutori" e cioè responsabile della funzionalità di un organo decisorio quale dovrebbe essere un vero governo, che rispecchi cioè tale definizione.

Responsabili i ministri nei confronti del parlamento? I pochi tentativi di sfiducia individuale 
di cui si è fatto cenno lasciano pensare all'insostituibilità del premier come giudice del comportamento dei membri del governo gerarchicamente a lui sottoposti, salvo che per comportamenti penalmente rilevanti. L'estromissione dal governo dovrebbe restare comunque un atto di spettanza del premier, basato sulla caduta di fiducia di quest'ultimo nella idoneitá del soggetto, corroborata, anche e non solamente, dalle risultanze processuali.

Infine la responsabilità disciplinare del ministro non potrebbe far capo alla magistratura, se non altro per principio, stante la reciproca indipendenza connessa alla divisione costituzionale degli organi principali dello Stato.

Abolire la partitocrazia a favore della autentica democrazia è una delle riforme piû importanti da realizzare, sarà pura utopia, dato che non se ne parla, forse perché la presa sul potere da parte di maggioranze precostituite è piû forte di qualunque etica politica.

Dà conforto però constatare che nel nuovo parlamento di alzano voci di contestazione della partitocrazia e contrarie alle maggioranze precostituite che ci costringono a vivere nella loro disordinata ed inconcludente dittatura, come dimostrato nella storia degli ultimi decenni.

Cordiali saluti.

Rino Palmieri
rinopalm.it
14 aprile 2013

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