martedì 11 dicembre 2012

LE RELIGIONI


LE  RELIGIONI  COME  VEICOLO DÌ  PACE  E    SOLIDARIETA'



Dai più è riconosciuto che la religione è connaturata nell'uomo, fin dalle più lontane  epoche  primordiali.
L'uomo primitivo infatti si sentiva circondato da una natura ostile: tuoni e fulmini,  incendi, precipitazioni torrenziali, inondazioni, terremoti, erano attribuiti ad un Ente soprannaturale piuttosto irascibile, al quale tuttavia ci si appoggiava per chiedere protezione, sentendosi l'uomo un fuscello  rispetto alla avversa natura circostante, al punto tale da tentarne la benevolenza con  offerte consistenti in sacrifici di animali, talvolta umani,  in appositi luoghi detti " templi".
La religione inoltre era, ed è tuttora,alimentata da una esigenza, tutta umana, di giustizia, che si traduceva, come anche nel presente, nella speranza di una vita soprannaturale nella quale le sofferenze terrene trovassero  un giusto compenso.
Questo atteggiamento di subordinazione al soprannaturale  era diffuso, fin dalla remota antichità, in tutto il mondo abitato: dagli ittiti agli egizi, agli indiani d'America, ed altrettanto diffusa era la pratica dei sacrifici propiziatori.
Dagli aggregati umani emergevano spontaneamente figure di santoni e stregoni che venivano consultati per la loro apparente sapienza, dote che mostravano di aver recepito dall'ispirazione divina per  indurre i postulanti a seguire le loro indicazioni, per assurde che fossero. Nascevano in tal modo i riti religiosi, ricchi di gesti simbolici, volti ad implorare vittoria negli scontri tribali o  guarigioni per potenziare l'efficacia di cure rudimentali.
In molte religioni sono presenti uno o più dei, quasi sempre antropomorfi, all'apice del mondo soprannaturale, indispensabili  per dare forza ai comandamenti  impartiti dai sovrani, che spesso si accreditavano per  loro figli. Una millanteria che si è perpetuata dai faraoni sino ai nostri tempi.
E' da ricordare infatti che al momento della resa del Giappone, alla fine della seconda guerra mondiale, venne posta dallo sconfitto paese una sola condizione: che fossero fatte salve le prerogative dell'imperatore, il quale da parte sua rinunciava spontaneamente alla secolare conclamata discendenza divina. Del resto anche la monarchia dei Savoia  si qualificava nei proclami e nella promulgazione delle leggi come regnante per grazia di Dio e  volontà della nazione, anteponendo quindi la benevolenza divina alla volontà popolare.
La religione in definitiva è stata usata per millenni come efficace strumento di governo e di disciplina popolare. E' stata usata inoltre come cemento tra le masse per costruire l'identità di una tribù o di un popolo  e per condurre guerre mosse da esigenze migratorie ma sostenute dall'odio interreligioso, che postulava l'annientamento dei diversi, degli infedeli, dei miscredenti. Guerre comportanti il sacrificio di innumerevoli  combattenti, fiduciosi però di trovare un compenso  in un felice aldilà, promesso a piene mani dai sacerdoti  che seguivano gli eserciti in guerra, per tenerne alto il morale.
Ancora oggi, però e purtroppo, ricorrono episodi di intolleranza religiosa - tra i quali quelli di maggior risonanza mediatica, in Europa (Balcani), in Asia (Pakistan) ed in Africa (Nigeria) -                                                                                                                                                                                                                                                                                           che si materializzano in attentati e massacri a danno di minoranze etniche,  aventi fedi religiose diverse da quella della maggioranza.
Resta comunque il fatto che studi recenti stimano che il 90% della popolazione mondiale attuale crede nel soprannaturale. Un dato che induce a riflettere sull'importanza delle religioni nel condizionamento del comportamento umano, sia per il singolo che per  i popoli interi.
Le religioni quindi se hanno dimostrato di essere potenti agenti di divisione ed inimicizia nello sviluppo della storia umana, potrebbero essere anche, se fedelmente interpretate, strumento di pace e di coesione.
In tal senso i pontefici romani si  sono adoperati negli ultimi decenni, favorendo incontri tra gli esponenti di maggior rilievo delle varie religioni, segnatamente di quella cristiana, della ebraica e della musulmana, delle tre religioni monoteiste, che credono cioè in un solo Dio, lo stesso per tutte.
L'uso delle religioni per fomentare la pace tra i popoli è forse il metodo più efficace per avvicinarsi al risultato auspicato, anche se il più laborioso. Non si tratta infatti di limitarsi ad ascoltare i discorsi,  illuminati e concilianti, degli esponenti più illustri delle varie fedi religiose, discorsi che difficilmente scalfiscono l'animo degli ascoltatori,seppur benevolenti.
Si tratta invece di avviare, tra i popoli, iniziative di solidarietà verso le popolazioni indigenti, che possano essere promosse solidalmente dai sacerdoti delle tre religioni, che nella loro azione quotidiana di beneficenza promuovano il culto del soprannaturale come fonte di amore e di rispetto reciproco sul piano pratico della solidarietà e della promozione culturale,ed anche per incoraggiare l' indipendenza dello spirito.
Gli incontri di Assisi rappresentano una fase propedeutica di professione dei principi e delle direttive sui sentieri che portino alla conciliazione, che però dovrebbe essere seguita da accordi sui credo religiosi.
Cosa vuol dire "accordi sui credo religiosi"?
Spesso si sente fare dai pontefici e da altri esponenti religiosi una distinzione tra i credenti ed i non credenti: i credenti sono intruppati nei seguaci della religione, i non credenti sono degli atei, parenti del demonio, una classifica, questa degli atei, che nei tempi moderni è relativamente sottintesa, ma era esplicita sino a pochi decenni fa.  Far riferimento a due classi di persone: i credenti ed i non credenti, significa che vi sono almeno alcuni aspetti della religione che possono essere non creduti, certamente per valide ragioni,senza per questo pensare che chi non crede sia preda del demonio oppure debole di mente.
Si tratterebbe di materie, quelle religiose, che per alcuni appaiono credibili e che  altri  hanno ragionevole motivo per non  credere. Ma le rivelazioni divine contenute nelle sacre scritture sono credibili o no? Come si risolve il dubbio fra i non credenti? O viceversa come si fa a convincere i credenti della fallacità della loro fede?  E' per caso un problema di palato? Come a chi piace il pesce crudo ed a chi non piace?  Non sembra essere così, perché non si tratta qui di una reazione del senso del gusto che può variare da un essere all'altro. Si tratta invece di decidere se esistono o meno certe realtà che dividono le menti, formando la classe dei credenti e quella degli scettici.
Si tratta cioè di offrire alla generalità umana la dimostrazione di tali esistenze ed il loro rapporto con la quotidianità dell'essere umano, fattori che  possano essere verificati, da tutti. Un esempio di concretezza nella storia ci vien dato da alcuni popoli antichi che credevano nel dio Sole. Tutti percepivano una realtà, toccata con mano,si può dire,  che il Sole fosse l'unica fonte di vita, e che senza il Sole non vi fosse vita.
La limitata cultura di un tempo attribuiva al Sole un carattere soprannaturale, quello di un dio sempre presente, che seminava il panico al solo pensiero che si spegnesse per punire i malvagi. La cultura moderna ci spiega che il Sole non è un dio, ma una delle tante stelle dell'infinito Universo, che ci dona luce e calore per effetto di reazioni nucleari, che l'uomo è riuscito oggi addirittura ad imitare sul nostro pianeta.
Si potrebbe sostenere - da parte di chi ha un'incrollabile fede nel soprannaturale - che dietro quel Sole c'è un dio che lo ha acceso per illuminare e riscaldare gli ignudi Adamo ed Eva,  al fine di consentire loro di avviare il genere umano.  Ma di ciò la scienza non ci ha dato finora contezza.
Vediamo quindi che il progresso della cultura ci consente di svelare misteri della natura, un tempo attribuiti ad enti soprannaturali, e quindi di modificare credenze primordiali, ma sostenibili all'epoca in cui si erano sviluppate.
 Ci troveremmo altrimenti nella situazione di Galileo che,  sostenendo con fondamento essere la Terra parte di un sistema eliocentrico, contraddiceva con grave rischio personale le sacre scritture che affermavano invece essere detto sistema  di tipo geocentrico, in quanto era sulla Terra che si erano verificate varie manifestazioni divine, all'origine delle religioni, con ciò attribuendo alla stessa una posizione privilegiata nell'Universo.
Galileo dovette, su cortese invito del pontefice Urbano VIII, abiurare tale suo credo, ma concludendo fra sé e sé con la famosa frase: eppur si muove!, intendendo riferirsi  al moto della Terra intorno al Sole, contrario alle credenze di allora che invece imponevano che la Terra fosse fissa mentre fosse il Sole a girarle intorno, come del resto era nelle apparenze. E si dice cortese invito grazie all'eccezionale rispetto papale per la persona dello scienziato, in un epoca nella quale l'intolleranza religiosa aveva sacrificato numerose vite umane, creato dei martiri laici, che meritarono statue nelle piazze, ma non la santità.
E'  tempo dunque che si tenda ad abolire le categorie dei credenti e dei non credenti, classificando, gli appartenenti a queste due categorie antitetiche, in interessati alle realtà religiose e non interessati, come ad esempio vi sono gli interessati all'astrofisica ed i non interessati: sarebbe infatti assurdo parlare, in quest'ultima disciplina, di credenti e non credenti.
E' tempo inoltre che si attribuisca alle varie religioni pari dignità, essendo tutte espressioni diverse dello stesso bisogno umano del soprannaturale. Ognuno viva la propria fede, senza pretendere di imporla ad altri, ma senza escludere il dialogo che esalti il sacro che accomuna, e che renda marginali le tradizioni ed i riti, che appaiano in  contrasto.
Ad esempio, le sacre scritture esistenti nelle tre religioni monoteiste (ebraica,cristiana ed islamica) possono costituire il collante teologico  per trarre, grazie alla comune origine dal capostipite Abramo, la ragione  di un ravvicinamento operoso, e per convergere verso una comune visione del soprannaturale, che costituisca la fonte per un solidale sviluppo della solidarietà verso l'uomo, foriera di una  maggiore giustizia distributiva , solido supporto della pace tra i popoli.
Centri di promozione culturale spirituale e materiale, di distribuzione viveri, di addestramento alla razionale coltivazione della terra ed allo sviluppo sostenibile, autentiche missioni che fossero pilotate da un nucleo  costituito in nuce da un iman, da un rabbino e da un frate, ed affiancato da tecnici di estrazione plurireligiosa, sarebbero centri seminatori di pace di grande efficacia in tutto il mondo, al di là dei riti religiosi che, se non tradotti nella pratica quotidiana dell'amore per il prossimo, rischiano di apparire ingessati nel rispetto delle rispettive tradizioni.
Le quali tradizioni - come tutto ciò che è umano - dovrebbero essere invece periodicamente rivisitate alla luce della evoluzione culturale, che a volte riesce a chiarire alcuni di quei misteri che apparivano come tali, alcuni millenni addietro, sia agli estensori dei codici di comportamento attinti  dalla presunta rivelazione divina, che  agli storici dei grandi profeti.
Per venire all'immediato, una grande opera di pace e solidarietà tra i popoli, potrebbe essere promossa dalle tre religioni monoteiste a partire da un luogo, sacro per tutte, dove esse convivono da secoli. Il luogo è Gerusalemme, l'opera di pace è quella di poter pervenire tra le autorità religiose locali ad una comune visione per la possibile soluzione del conflitto che da decenni oppone gli israeliani ai palestinesi. Tale visione - generata dall'educazione a pratiche quotidiane di solidarietà umana, un sentimento che è già vivo nei giovani delle due etnie - potrebbe condurre le parti ad un accordo  di reciproca  insoddisfazione, ma che l'opera concorde dei religiosi saprebbe convertire in accordo di reciproca accettazione, quando lo spirito di solidarietà finalmente prevalesse sulle istanze politiche contrastanti, legate alle millenarie  tradizioni storiche di ambedue i popoli.  Una visione utopica?
In una recente omelia il Papa Benedetto XVI ha affermato che la pace è un dono del Signore. Mai come in questo caso sarebbe possibile confermare in futuro che, grazie all'opera concorde dei religiosi di  Gerusalemme, operai del Signore, si riuscì a superare odii e diffidenze che si frapponevano al raggiungimento della pace in Palestina. Erano state così esaudite le preghiere rivolte al comune Dio dai fedeli ebrei,islamici e cristiani che ivi convivono.
Del resto bisogna ammettere inversamente che la pace non è connaturata nell'uomo, come lo è la religione , con la conseguenza che quando vengano a mancare guide illuminate, l'uomo è portato a seguire - come il resto del regno animale- una legge di natura, e cioè la legge del più forte, efficacemente dipinta nell'aforisma latino "homo homini lupus".
Ancora per restare nell'immediato, sarebbe auspicabile avviare nelle scuole italiane, nell'ora di religione, l'insegnamento della storia delle religioni che, anzichè fermarsi alle tematiche della religione cristiana, converta tale tempo formativo in una lezione di cultura religiosa a tutto campo, lezione inoppugnabile, per essere la religione parte ineludibile dell'essere umano, e quindi  di interesse generale anche per l'alunno  musulmano e per quello ebraico,  per l'induista e lo scintoista, per l'animista  e per il buddista, per lo più immigrati che oggi ritengono legittimamente di non dover ascoltare una lezione che si limiti alla catechesi cristiana, estranea ai loro rispettivi credo.
Sarebbe un primo passo per creare una intesa tra i credenti delle varie religioni, che cesserebbero di sentirsi, gli uni e gli altri,  esclusivi depositari della verità, convergendo il loro impegno alla umana  solidarietà, sentimento comune a molte religioni, e lasciando naturalmente, a ciascuno dei credenti, la libertà di approfondire  lo studio della propria religione in scuole specializzate.
E' forse una visione utopica quella di poter gradualmente realizzare, nel futuro che ci aspetta, una collaborazione interreligiosa che, dando minore importanza agli immutabili riti tradizionali,  volgesse lo sguardo alle esigenze dell'uomo, operando sul piano pratico per promuovere concordemente la pace e per contribuire a ridurre gli squilibri economici nel mondo , e ciò con l'uso della parola e delle opere, e (perché no?) con l'ausilio della preghiera, fattori tutti che siano sostenuti dalla elevata capacità di  orientare  i propri fedeli,  che accomuna tutti i leader religiosi ?
Sarà pure utopica,questa visione, ma essa conforta la fede di chi è convinto che è bene nutrire fiducia,  guardando  lontano.=

                                                                        01.01.13                                             
                                                      Rino PALMIERI                                                           

www.rinopalm.it
                                                                   


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