LE RELIGIONI
COME VEICOLO DÌ PACE
E DÌ SOLIDARIETA'
Dai più è riconosciuto che la
religione è connaturata nell'uomo, fin dalle più lontane epoche
primordiali.
L'uomo primitivo infatti si sentiva
circondato da una natura ostile: tuoni e fulmini, incendi, precipitazioni torrenziali, inondazioni,
terremoti, erano attribuiti ad un Ente soprannaturale piuttosto irascibile, al
quale tuttavia ci si appoggiava per chiedere protezione, sentendosi l'uomo un
fuscello rispetto alla avversa natura
circostante, al punto tale da tentarne la benevolenza con offerte consistenti in sacrifici di animali, talvolta
umani, in appositi luoghi detti "
templi".
La religione inoltre era, ed è tuttora,alimentata
da una esigenza, tutta umana, di giustizia, che si traduceva, come anche nel
presente, nella speranza di una vita soprannaturale nella quale le sofferenze terrene
trovassero un giusto compenso.
Questo atteggiamento di
subordinazione al soprannaturale era
diffuso, fin dalla remota antichità, in tutto il mondo abitato: dagli ittiti
agli egizi, agli indiani d'America, ed altrettanto diffusa era la pratica dei
sacrifici propiziatori.
Dagli aggregati umani emergevano
spontaneamente figure di santoni e stregoni che venivano consultati per la loro
apparente sapienza, dote che mostravano di aver recepito dall'ispirazione
divina per indurre i postulanti a
seguire le loro indicazioni, per assurde che fossero. Nascevano in tal modo i
riti religiosi, ricchi di gesti simbolici, volti ad implorare vittoria negli
scontri tribali o guarigioni per
potenziare l'efficacia di cure rudimentali.
In molte religioni sono presenti uno
o più dei, quasi sempre antropomorfi, all'apice del mondo soprannaturale,
indispensabili per dare forza ai
comandamenti impartiti dai sovrani, che
spesso si accreditavano per loro figli.
Una millanteria che si è perpetuata dai faraoni sino ai nostri tempi.
E' da ricordare infatti che al
momento della resa del Giappone, alla fine della seconda guerra mondiale, venne
posta dallo sconfitto paese una sola condizione: che fossero fatte salve le
prerogative dell'imperatore, il quale da parte sua rinunciava spontaneamente
alla secolare conclamata discendenza divina. Del resto anche la monarchia dei
Savoia si qualificava nei proclami e
nella promulgazione delle leggi come regnante per grazia di Dio e volontà
della nazione, anteponendo quindi la benevolenza divina alla volontà
popolare.
La religione in definitiva è stata
usata per millenni come efficace strumento di governo e di disciplina popolare.
E' stata usata inoltre come cemento tra le masse per costruire l'identità di
una tribù o di un popolo e per condurre
guerre mosse da esigenze migratorie ma sostenute dall'odio interreligioso, che
postulava l'annientamento dei diversi, degli infedeli, dei miscredenti. Guerre comportanti
il sacrificio di innumerevoli
combattenti, fiduciosi però di trovare un compenso in un felice aldilà, promesso a piene mani dai
sacerdoti che seguivano gli eserciti in
guerra, per tenerne alto il morale.
Ancora oggi, però e purtroppo, ricorrono
episodi di intolleranza religiosa - tra i quali quelli di maggior risonanza
mediatica, in Europa (Balcani), in Asia (Pakistan) ed in Africa (Nigeria) -
che si materializzano
in attentati e massacri a danno di minoranze etniche, aventi fedi religiose diverse da quella della
maggioranza.
Resta comunque il fatto che studi
recenti stimano che il 90% della popolazione mondiale attuale crede nel
soprannaturale. Un dato che induce a riflettere sull'importanza delle religioni
nel condizionamento del comportamento umano, sia per il singolo che per i popoli interi.
Le religioni quindi se hanno
dimostrato di essere potenti agenti di divisione ed inimicizia nello sviluppo
della storia umana, potrebbero essere anche, se fedelmente interpretate,
strumento di pace e di coesione.
In tal senso i pontefici romani
si sono adoperati negli ultimi decenni,
favorendo incontri tra gli esponenti di maggior rilievo delle varie religioni,
segnatamente di quella cristiana, della ebraica e della musulmana, delle tre
religioni monoteiste, che credono cioè in un solo Dio, lo stesso per tutte.
L'uso delle religioni per fomentare la
pace tra i popoli è forse il metodo più efficace per avvicinarsi al risultato
auspicato, anche se il più laborioso. Non si tratta infatti di limitarsi ad ascoltare
i discorsi, illuminati e concilianti,
degli esponenti più illustri delle varie fedi religiose, discorsi che difficilmente
scalfiscono l'animo degli ascoltatori,seppur benevolenti.
Si tratta invece di avviare, tra i
popoli, iniziative di solidarietà verso le popolazioni indigenti, che possano
essere promosse solidalmente dai sacerdoti delle tre religioni, che nella loro
azione quotidiana di beneficenza promuovano il culto del soprannaturale come
fonte di amore e di rispetto reciproco sul piano pratico della solidarietà e
della promozione culturale,ed anche per incoraggiare l' indipendenza dello
spirito.
Gli incontri di Assisi rappresentano
una fase propedeutica di professione dei principi e delle direttive sui
sentieri che portino alla conciliazione, che però dovrebbe essere seguita da
accordi sui credo religiosi.
Cosa vuol dire "accordi sui
credo religiosi"?
Spesso si sente fare dai pontefici e
da altri esponenti religiosi una distinzione tra i credenti ed i non credenti:
i credenti sono intruppati nei seguaci della religione, i non credenti sono
degli atei, parenti del demonio, una classifica, questa degli atei, che nei
tempi moderni è relativamente sottintesa, ma era esplicita sino a pochi decenni
fa. Far riferimento a due classi di
persone: i credenti ed i non credenti, significa che vi sono almeno alcuni
aspetti della religione che possono essere non creduti, certamente per valide
ragioni,senza per questo pensare che chi non crede sia preda del demonio oppure
debole di mente.
Si tratterebbe di materie, quelle
religiose, che per alcuni appaiono credibili e che altri
hanno ragionevole motivo per non
credere. Ma le rivelazioni divine contenute nelle sacre scritture sono
credibili o no? Come si risolve il dubbio fra i non credenti? O viceversa come
si fa a convincere i credenti della fallacità della loro fede? E' per caso un problema di palato? Come a chi
piace il pesce crudo ed a chi non piace?
Non sembra essere così, perché non si tratta qui di una reazione del
senso del gusto che può variare da un essere all'altro. Si tratta invece di
decidere se esistono o meno certe realtà che dividono le menti, formando la classe
dei credenti e quella degli scettici.
Si tratta cioè di offrire alla
generalità umana la dimostrazione di tali esistenze ed il loro rapporto con la
quotidianità dell'essere umano, fattori che
possano essere verificati, da tutti. Un esempio di concretezza nella
storia ci vien dato da alcuni popoli antichi che credevano nel dio Sole. Tutti percepivano
una realtà, toccata con mano,si può dire, che il Sole fosse l'unica fonte di vita, e che
senza il Sole non vi fosse vita.
La limitata cultura di un tempo attribuiva
al Sole un carattere soprannaturale, quello di un dio sempre presente, che
seminava il panico al solo pensiero che si spegnesse per punire i malvagi. La
cultura moderna ci spiega che il Sole non è un dio, ma una delle tante stelle
dell'infinito Universo, che ci dona luce e calore per effetto di reazioni
nucleari, che l'uomo è riuscito oggi addirittura ad imitare sul nostro pianeta.
Si potrebbe sostenere - da parte di
chi ha un'incrollabile fede nel soprannaturale - che dietro quel Sole c'è un
dio che lo ha acceso per illuminare e riscaldare gli ignudi Adamo ed Eva, al fine di consentire loro di avviare il
genere umano. Ma di ciò la scienza non
ci ha dato finora contezza.
Vediamo quindi che il progresso della
cultura ci consente di svelare misteri della natura, un tempo attribuiti ad
enti soprannaturali, e quindi di modificare credenze primordiali, ma sostenibili
all'epoca in cui si erano sviluppate.
Ci troveremmo altrimenti nella situazione di
Galileo che, sostenendo con fondamento essere
la Terra parte di un sistema eliocentrico,
contraddiceva con grave rischio personale le sacre scritture che affermavano
invece essere detto sistema di tipo geocentrico, in quanto era sulla Terra
che si erano verificate varie manifestazioni divine, all'origine delle
religioni, con ciò attribuendo alla stessa una posizione privilegiata
nell'Universo.
Galileo dovette, su cortese invito
del pontefice Urbano VIII, abiurare tale suo credo, ma concludendo fra sé e sé
con la famosa frase: eppur si muove!,
intendendo riferirsi al moto della Terra
intorno al Sole, contrario alle credenze di allora che invece imponevano che la
Terra fosse fissa mentre fosse il Sole a girarle intorno, come del resto era
nelle apparenze. E si dice cortese invito grazie all'eccezionale rispetto
papale per la persona dello scienziato, in un epoca nella quale l'intolleranza
religiosa aveva sacrificato numerose vite umane, creato dei martiri laici, che meritarono
statue nelle piazze, ma non la santità.
E'
tempo dunque che si tenda ad abolire le categorie dei credenti e dei non
credenti, classificando, gli appartenenti a queste due categorie antitetiche, in
interessati alle realtà religiose e non interessati, come ad esempio vi
sono gli interessati all'astrofisica ed i non interessati: sarebbe infatti
assurdo parlare, in quest'ultima disciplina, di credenti e non credenti.
E' tempo inoltre che si attribuisca alle varie religioni pari dignità, essendo tutte espressioni diverse
dello stesso bisogno umano del soprannaturale. Ognuno viva la propria fede,
senza pretendere di imporla ad altri, ma senza escludere il dialogo che esalti
il sacro che accomuna, e che renda marginali le tradizioni ed i riti, che appaiano
in contrasto.
Ad esempio, le sacre scritture
esistenti nelle tre religioni monoteiste (ebraica,cristiana ed islamica)
possono costituire il collante teologico per trarre, grazie alla comune origine dal
capostipite Abramo, la ragione di un
ravvicinamento operoso, e per convergere verso una comune visione del
soprannaturale, che costituisca la fonte per un solidale sviluppo della
solidarietà verso l'uomo, foriera di una
maggiore giustizia distributiva , solido supporto della pace tra i
popoli.
Centri di promozione culturale
spirituale e materiale, di distribuzione viveri, di addestramento alla
razionale coltivazione della terra ed allo sviluppo sostenibile, autentiche
missioni che fossero pilotate da un nucleo costituito in nuce da un iman, da un rabbino e
da un frate, ed affiancato da tecnici di estrazione plurireligiosa, sarebbero
centri seminatori di pace di grande efficacia in tutto il mondo, al di là dei
riti religiosi che, se non tradotti nella pratica quotidiana dell'amore per il
prossimo, rischiano di apparire ingessati nel rispetto delle rispettive tradizioni.
Le quali tradizioni - come tutto ciò
che è umano - dovrebbero essere invece periodicamente rivisitate alla luce
della evoluzione culturale, che a volte riesce a chiarire alcuni di quei
misteri che apparivano come tali, alcuni millenni addietro, sia agli estensori
dei codici di comportamento attinti dalla presunta rivelazione divina, che agli storici dei grandi profeti.
Per venire all'immediato, una grande
opera di pace e solidarietà tra i popoli, potrebbe essere promossa dalle tre
religioni monoteiste a partire da un luogo, sacro per tutte, dove esse
convivono da secoli. Il luogo è Gerusalemme,
l'opera di pace è quella di poter pervenire tra le autorità religiose locali ad
una comune visione per la possibile soluzione del conflitto che da decenni
oppone gli israeliani ai palestinesi. Tale visione - generata dall'educazione a
pratiche quotidiane di solidarietà umana, un sentimento che è già vivo nei
giovani delle due etnie - potrebbe condurre le parti ad un accordo di reciproca insoddisfazione, ma che l'opera concorde dei
religiosi saprebbe convertire in accordo di reciproca accettazione, quando lo spirito di solidarietà finalmente
prevalesse sulle istanze politiche contrastanti, legate alle millenarie tradizioni storiche di ambedue i popoli. Una visione utopica?
In una recente omelia il Papa
Benedetto XVI ha affermato che la pace è
un dono del Signore. Mai come in questo caso sarebbe possibile confermare in
futuro che, grazie all'opera concorde dei religiosi di Gerusalemme, operai del Signore, si riuscì a superare
odii e diffidenze che si frapponevano al raggiungimento della pace in Palestina.
Erano state così esaudite le preghiere rivolte al comune Dio dai fedeli
ebrei,islamici e cristiani che ivi convivono.
Del resto bisogna ammettere inversamente
che la pace non è connaturata nell'uomo, come lo è la religione , con la
conseguenza che quando vengano a mancare guide illuminate, l'uomo è portato a
seguire - come il resto del regno animale- una legge di natura, e cioè la legge
del più forte, efficacemente dipinta nell'aforisma latino "homo homini
lupus".
Ancora per restare nell'immediato, sarebbe
auspicabile avviare nelle scuole italiane, nell'ora di religione,
l'insegnamento della storia delle
religioni che, anzichè fermarsi alle tematiche della religione cristiana, converta
tale tempo formativo in una lezione di cultura religiosa a tutto campo, lezione
inoppugnabile, per essere la religione parte ineludibile dell'essere umano, e
quindi di interesse generale anche per
l'alunno musulmano e per quello ebraico,
per l'induista e lo scintoista, per l'animista e per il buddista, per lo più immigrati che
oggi ritengono legittimamente di non dover ascoltare una lezione che si limiti
alla catechesi cristiana, estranea ai loro rispettivi credo.
Sarebbe un primo passo per creare una
intesa tra i credenti delle varie religioni, che cesserebbero di sentirsi, gli
uni e gli altri, esclusivi depositari
della verità, convergendo il loro impegno alla umana solidarietà, sentimento comune a molte
religioni, e lasciando naturalmente, a ciascuno dei credenti, la libertà di
approfondire lo studio della propria
religione in scuole specializzate.
E' forse una visione utopica quella
di poter gradualmente realizzare, nel futuro che ci aspetta, una collaborazione
interreligiosa che, dando minore importanza agli immutabili riti tradizionali, volgesse lo sguardo alle esigenze dell'uomo,
operando sul piano pratico per promuovere concordemente la pace e per contribuire
a ridurre gli squilibri economici nel mondo , e ciò con l'uso della parola e delle
opere, e (perché no?) con l'ausilio della preghiera, fattori tutti che siano
sostenuti dalla elevata capacità di orientare
i propri fedeli, che accomuna tutti i leader religiosi ?
Sarà pure utopica,questa visione, ma
essa conforta la fede di chi è convinto che è bene nutrire fiducia, guardando lontano.=
01.01.13
Rino
PALMIERI
www.rinopalm.it
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