Il governo Monti e'nato per evidente
iniziativa del Capo dello Stato,Giorgio Napolitano,allarmato per un'apparente
accelerazione del declino economico dell'Italia,evidenziato principalmente dal preoccupante andamento dello spread.
Spread che, com'e' noto,e' il
termine inglese per indicare il divario, per quel che ci riguarda,tra il
rendimento dei nostri Buoni del Tesoro e quello degli analoghi titoli di debito pubblico tedeschi,
denominati Bund.
Divario che, a sua volta,esprime
l'orientamento del mercato finanziario internazionale, piu' o meno azzeccato,
sulla credibilita'del nostro paese in termini di fiducia nella futura
capacita'di rimborsare i titoli alla
naturale scadenza, al valore di facciata, a confronto con la fiducia nella
analoga capacita' riferita ai Bund tedeschi.
Questa credibilita'si misura con la
differenza tra il rendimento effettivo dei nostri Buoni del Tesoro e quello dei
Bund, differenza che si materializza al momento delle aste per il
collocamento dei titoli, il cui
prezzo di realizzo, rispetto al valore facciale, varia a seconda
dell'affidabilita' presunta del paese. Un prezzo piu' basso significa un
rendimento piu' elevato, rispetto al
valore di facciata, ma rivela anche che si ritiene presente,da parte del
mercato, un piu' alto rischio per l'investimento da sottoscrivere.
Grosso modo di puo' dire che se il
rendimento effettivo dei Bund fosse del 2% e quello dei nostri BTP fosse del 5%
lo spread sarebbe di 300 punti. Altrettanto grosso modo si puo' dire che questo
spread assume l'aspetto di una fotografia dell'economia italiana rispetto a
quella tedesca, considerata questa come termine di riferimento per gli Stati
dell'eurozona.
Questo confronto dell'economia italiana con quella
tedesca - come capita anche ad altre
economie considerate deboli - nasce da impressioni,a volte opinabili, ma che
finiscono col seminare inevitabilmete un forte impatto psicologico, col
contributo dei veicoli mediatici.
E si ritiene che, in una certa
circostanza,e subendo, tra l'altro, l'influenza dello spread,lanciato
oltre i 500 punti,il Capo dello Stato
abbia deciso di rompere gli indugi, sbloccando la situazione di stallo che si
era cristallizzata tra i partiti in
parlamento, dove la maggioranza di centrodestra si era praticamente vanificata,
risultando in effetti paralizzata.
Con l'assenso del premier
Berlusconi, non si sa bene quanto spontaneo, Napolitano - dopo averlo nominato
senatore a vita - affida la responsailita' del governo al prof. Mario Monti -
noto burocrate europeo esperto di economia - il quale si circonda di esperti a
formare una squadra di "tecnici" non parlamentari.
Non essendo stato battuto in
parlamento, la caduta del governo in vigore, a suo tempo formato con tutti i crismi
della democrazia parlamentare, ha tutto l'aspetto di un golpe,ovvero di un
colpo di Stato imposto da una presunta emergenza.
Non e' il momento per
scandalizzarsi, se si e' ritenuto da parte del Capo dello Stato che fosse
arrivato il momento per il bene pubblico di nominare un Cincinnato a termine,
rispondendo ad una esigenza del tipo "a mali estremi, estremi
rimedi".
Cio' che sembra di poter rilevare
tuttavia che si e' trattato di un golpe imperfetto in quanto e' mancata, per
essere un golpe perfetto, l'attribuzione
al nuovo governo di pieni poteri decisionali, cioe' della cosiddetta carta
bianca, da esercitare nel limitato periodo - poco piu' di un anno - che
precedeva le elezioni politiche della primavera 2013.
Si e' preferito cioe' condizionare
l'attivita' del governo tecnico con votazioni di fiducia, che partiti in
puntigliosa contrapposizione politica si affrettavano con una inusitata
concordia a votare, col timore forse di essere tutti ridotti al silenzio nel
periodo transitorio di vita del governo tecnico.
Con la conseguenza che ogni
provvedimento "salvaitalia"- che avrebbe dovuto portare l'impronta
del governo di emergenza -veniva spesso snaturato da defatiganti trattative con
partiti e forze sociali pronte ai veti, agli ostruzionismi, alle manifestazioni
di piazza per condizionare la sostanza dei provvedimenti. Ne e' risultato un
governo impastoiato, rallentato nei ritmi decisionali, che ha addirittura
decretato frettolosamente la propria
fine per una proclamazione di sfiducia di principio, da parte di uno dei
partiti che lo avevano appoggiato senza riserve fin da principio .
Naturalmente, bisogna constatare,il
senatore Monti - divenuto poi uomo politico con proprie liste nella lotta
elettorale per le elezioni politiche della primavera 2013 - ha avuto buon gioco
nel poter affermare - a proprio beneficio politico - che l'azione del governo
e' stata minata dai veti frapposti da uno o piu' interlocutori del governo.
Governo che se avesse potuto
disporre, invece,di piena autonomia decisionale, poteva si' esser tenuto a
consultare le varie forze in campo, ma restando arbitro della propria condotta.
Il golpe sarebbe stato in tal modo
completo,col rischio anche di suscitare riserve nei custodi della Costituzione,
ma probabilmente si sarebbe rivelato -
nel breve arco di tempo disponibile -meglio rispondente alle necessita'
del Paese, se questa era - come si immagina che fosse -la preoccupazione del
Capo dello Stato di raddrizzare una situazione che stava prendendo - nelle sue
autonome valutazioni - una brutta piega.
Rino Palmieri
Recentemente vari giornalisti ( per lo più stranieri ) confermano queste ipotesi di " golpe istituzionale "................E QUESTA SAREBBE UNO STATO DEMOCRATICO !
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