martedì 5 marzo 2013

SERVE UNA FIGURA NUOVA IN POLITICA

Il risultato delle elezioni politiche 2013, nel creare un sostanziale equilibrio tra le forze politiche principali, ha messo in evidenza, anzi ha confermato, l'incapacità dei partiti di trovare accordi nel superiore interesse nazionale, nonostante che esso appaia come la comune ostentata preoccupazione principale.

D'altra parte si tratta delle stesse facce, quelle s'intende degli esponenti più in vista, esponenti che hanno finora dimostrato alta capacità polemica, mentre però sembrano tutti in difficoltá nel trovare la soluzione ai problemi: vedasi ad esempio la modifica della legge elettorale, il conflitto d'interessi, il lavoro per i giovani, l'abolizione delle provincie,il dimezzamento dei parlamentari, etc.

Ciò dimostra, se mai ve ne fosse stato bisogno, la spiccata attitudine della classe politica ad agitare i problemi , nella dimostrata incapacità a trovare soluzioni.

Tale impostazione nasce forse dal timore che la soluzione eliminerebbe sí il problema, ma toglierebbe di mezzo anche chi vi ha contribuito, privato della marcata visibilità di cui poteva fruire, agitando il problema .

Se fosse veramente cosí, vi è poca speranza che i problemi italiani trovino una soluzione in tempi ragionevoli.

Occorre allora che emergano facce nuove che dicano cose nuove, che dicano esattamente tutto ciò che occorre fare per tentare l'alleggerimento della crisi e non semplicemente quello che la gente vuol sentirsi dire.

Quante sono le domande che non trovano risposta:

1- Perché nei paesi europei mediterranei le economie sono più deboli,la loro bimillenaria civiltà mal si adatta alla competizione con le economie del nord europa?
2- Perché pochi investitori esteri trovano appetibile mettere radici in Italia?
3- Perché tutti i politici invocano il lavoro senza precisare come crearlo e senza preoccuparsi di sviluppare un clima favorevole all' iniziativa imprenditoriale?
4- Perché i sindacati non sono confinati nelle singole aziende, anziché dilagare nelle piazze,comportandosi come muscolosi partiti extra-costituzionali?
5 - Cosa fare quando le aziende delocalizzano, portando via quel lavoro cosí vanamente invocato dai politici?
6 - E cosí via. . .?

Una faccia nuova sembrava essere quella di Grillo, nuova quando osteggia la formazione di maggioranze precostituite, ma vecchia quando si abbandona a dichiarazioni plebee di ostilitá e di incongruenza, tali da mettere a rischio la propria credibilità.

Una faccia nuova - a voler ben guardare -esiste, a modesto parere di chi scrive: una faccia che ha giá dimostrato capacità di intervento e sensibilità politica non comune.

E' quella di Giorgio Napolitano la faccia nuova,a volerlo credere, al quale sono da riconoscere con il golpe Monti - riuscito solo parzialmente, ma non per sua colpa - insospettate capacità di intervento nell'agone politico, unite all'ineguagliato prestigio di cui gode nel contesto internazionale.

Un uomo che, al cessare dell'incarico presidenziale, potrebbe dare rinnovato impulso all' esperimento, finora non proprio entusiasmante del pur volenteroso governo Monti, per realizzare in un periodo di due- tre anni - forte del proprio prestigio e con l'aiuto di un governo di tecnici, nella veste di vero e proprio cincinnato - tutte quelle iniziative necessarie e che difficilmente sarebbero varate da parte di partiti ingessati dalle loro contrastanti esigenze di visibilità mediatica.

Un uomo che non può non trovare l'unanimità della classe politica, anche quando ponesse la condizione di non esser vincolato dal voto parlamentare, come era accaduto al contrario per il governo Monti, e ciò per tutta la durata del suo speciale mandato salva Italia.
Al termine del quale avrà un senso riaprire le urne.

Una utopia ?

Berlusconi,Bersani e Grillo: siate concordi nel proporlo, riconoscendovi il superiore interesse del Paese

Napolitano: senza riguardo alla la Sua rispettabile età, il Paese ha ancora bisogno della Sua guida.

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ITALIA ingovernabile?

Il giorno dopo le consultazioni elettorali emerge una situazione di ripartizione dei voti in tre parti pressoché uguali tra i partiti in lizza più importanti: il PD, il PDL e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo,una nuova formazione contestataria, questa, il cui orientamento ai fini della formazione di un governo che poggi su di una maggioranza precostituita costituisce un problema per lo stesso leader, sorpreso per l’inatteso successo elettorale.

Resterebbe però praticabile - all’occhio di chi si sente estraneo ai bizantinismi della politica - anche l’alternativa della formazione di un governo, formato dal partito che abbia conquistato la maggioranza relativa - che al momento sui dati definitivi sembra essere il PD - e che possa reggersi su maggioranze di volta in volta acquisite sui singoli provvedimenti che vengano sottoposti all’approvazione del Parlamento.

In questo senso sembra che si sia pronunciato Beppe Grillo, respingendo tuttavia in termini offensivi (dai giornali: un morto che parla) il tentato approccio di Bersani, in cerca di sintonie politiche, e soffocando così quel fondo di serietà che dovrebbe caratterizzare i comici autentici.

Questa alleanza preventiva con altri partiti al fine di costituire un governo che guadagni subito la benedizione parlamentare, e ciò in un clima di diffusa confusione politica, questa alleanza non sembra – a guardar bene - avere alcun senso, perché sarebbe basata sul nulla, in assenza di programmi che non siano una semplice enunciazione di principi.

Se dovesse reggere tale impostazione, si potrebbe alimentare la speranza utopistica di allontanare il rischio della dittatura da parte di una maggioranza precostituita ed invariabile, rischio cioè di dare origine alla radicalizzazione della lotta politica in parlamento tra fronti opposti, come avvenuto quasi sempre nei governi delle passate legislature.

Il segretario del partito vincente ha sicuramente il titolo per chiedere al Presidente della Repubblica l’autorizzazione a formare un governo. Con quale criterio scegliere i ministri? Il designato premier dovrebbe prendere coraggio, seguendo le orme tracciate dal premier uscente, e cioè scegliere persone selezionate da lui stesso in funzione degli incarichi da conferire, tecnici si direbbe oggi, gente alla quale si possa riconoscere un’alta dose di buon senso e capacità manageriali non comuni.

Non dovrebbero entrare nel governo, per principio, dei politici, che - assumendo inevitabilmente la rappresentanza dei partiti in lizza - si renderebbero, per farla breve, inamovibili. La licenziabilità dei ministri dovrebbe invece essere un punto fondamentale di tale governo, che non a caso si chiama anche “ esecutivo”, in cui – perciò stesso – dovrebbe prevalere l’azione, la cui responsabilità dovrebbe comunque ricadere esclusivamente sul Premier.L’azione del politico eletto dovrebbe limitarsi esclusivamente all’espressione di un voto motivato, escludendo manovre sulle leve di potere, riservate al Premier ed agli specialisti dallo stesso appositamene designati e controllati. Utopia?

Il governo dovrebbe inoltre presentarsi in Parlamento non per riscuotere preventivamente la cosiddetta “ fiducia”, ma semmai per la doverosa presentazione dei componenti, e come atto di riguardo e di saluto per i neo-parlamentari, rappresentanti del popolo.

Non si vede in questo ipotetico quadro l’utilità di ricercare un preventiva alleanza, di dubbia impronta democratica, tra partiti più o meno affini od addirittura in reciproca opposizione: il Premier promuove il programma a cui ha dato corpo durante la campagna elettorale, tiene nel dovuto conto le istanze avanzate dai vari partiti rappresentati in parlamento, e mette a punto il programma definitivo. Segue la fase in cui il premier con l’ausilio dei ministri da lui nominati “ esegue il programma” con lo studio e la promulgazione di disegni di legge da sottoporre all’approvazione del Parlamento.

E’ evidente che il Premier avveduto non avendo una maggioranza precostituita dovrà sondare il terreno di volta in volta per capire se sul particolare tema, che si propone di mettere in discussione, esiste la probabilità che si formi una qualsiasi maggioranza, adottando opportune tecniche di consultazione .

L’incertezza politica che ha contraddistinto la fase terminale del governo Berlusconi - e che continua a persistere dopo l’esperimento del governo Monti - sembrerebbe offrire il momento adatto per rivedere l’impostazione dei dibattiti parlamentari, al fine di evitare in via definitiva che attraverso la formazione di alleanze – che si fondano sul reciproco interesse dei partiti e sul criterio della massima visibilità mediatica e non sull’interesse del Paese, spesso vanamente sbandierato - si torni a ricreare una maggioranza fissa che governi per una intera legislatura degenerando inevitabilmente in una sostanziale dittatura, vanamente contrastata da una opposizione, l’una e l’altra abbarbicate su posizioni ideologiche precostituite.

Non si dovrebbe ripetere l’assurdo episodio delle dimissioni del governo Monti, causato, a quanto se ne sa, da un Berlusconi che fa sapere di non nutrire più la fiducia con la quale aveva fino ad allora sostenuto tale governo. Dimissioni di ardua comprensione per l’uomo della strada non risultando che il governo Monti fosse stato eventualmente battuto in Parlamento su di uno specifico provvedimento.

Approvazione o respingimento che avrebbero dovuto comunque riguardare solo il provvedimento, con chiara assunzione di responsabilità in votazione palese, e non il governo che inopportunamente ha assecondato la dissipazione della nuvoletta sulla quale poggiava l’ inattesa fiducia da parte della terna di partiti che si erano affrettati a dichiararsi favorevoli a quella che appariva come un’iniziativa in extremis del Capo dello Stato.


28 febbraio 2013

I Giovani: Un problema?

Il comportamento dei giovani appare oggi un problema,per molti genitori. Nei tempi andati i giovani venivano formati in parte dalla scuola ed in parte dai genitori che trasmettevano i valori ricevuti a loro volta dai rispettivi genitori, valori che per secoli sono rimasti pressoché immutati, per cui il rischio di sbagliare era legato più alla scarsa cultura recepita che all'evoluzione dei tempi.


Nell'era in cui viviamo i progressi tecnologici - che ci raggiungono con sostanziale continuità - pongono un problema ai genitori: quello di tenersi costantemente aggiornati per essere in grado di trasmettere - con l'amore parentale - anche un bagaglio culturale continuamente rinfrescato ai propri figli.


Pochi sono oggi in grado di reggere questo compito di deglutire le novità quotidiane, separare quelle importanti da quelle che non lo sono, e - così emendate - riversarle sui propri figli alimentando la loro cultura con il prestigio che naturalmente deriva dall'essere genitori à la page, e quindi in grado di esigere, oltre all'amore filiale, anche il rispetto e l'obbedienza.


Più spesso capita oggi che gli adolescenti siano più aggiornati dei genitori, avendo modo di passare molto tempo davanti alla TV ed in navigazione sulla rete. Il controllo parentale sull'evoluzione dell'apprendimento scolastico non viene più da questi tollerato: i suggerimenti impartiti sanno di stantio,il genitore mostra di non esser più in grado di dar consigli perché la sua cultura non sembra più al passo coi tempi e quindi incapace di integrare l'opera dell'insegnante. Si crea così il cosiddetto gap generazionale, quella sorta di incomprensione artificiosa che nasce dalla pretesa che la generazione dei genitori appartiene ad un passato sorpassato e declassato,contenente esperienze di validità superata e quindi non trasmissibili.

La perdita eventuale di prestigio culturale nei confronti dei figli deve essere però confinata a poche materie ben individuate, e bilanciata col rafforzamento del prestigio comportamentale, per rendere accettabile la disciplina familiare, quantomeno fino alla maggiore età.

La superiorità culturale che emerge su alcune discipline da parte dell'adolescente si può anche sfidare da parte del genitore, quando questi chieda umilmente allo scolaro di essere aggiornato sul tema che egli conosce così bene. Il ragazzo si inorgoglisce per questo ribaltamento culturale, se veramente è familiare con l'argomento ( spiegami, figlio, cosa sono i neutrini ed i bosoni di cui si parla in questi giorni in TV; sei al corrente che sui bosoni una scienziata italiana ha avuto la copertina di TIME, mentre le nostre TV se ne sono occupate solo marginalmente ed in ritardo?). Il ragazzo forse rientra nei suoi confini, riconoscendo che la cultura ha molte sfaccettature.


Atteso che oggi i genitori non riescono più a trasmettere educazione e cultura per il prevalere dei media che entrano in casa tutti i giorni, a volte con programmi di dubbia validità,dove il mondo degli adulti si presenta più spesso affetto da scandali che da nobili esempi;

- tenuto anche conto della dubbia praticabilità della limitazione nell'accesso alla TV tramite l'uso di password,

- infine considerato che oggi questi aspetti devono essere trasmessi da educatori ed istruttori specializzati nelle rispettive discipline,

è necessario pian piano rivedere l'organizzazione familiare per rendere, in primis, effettiva la parità uomo-donna nella fase maternità,assicurando - oltre il tempo assegnato per il puerperio - la disponibilità di asili nido che tolgano alle madri un fardello, in aggiunta agli impegni di lavoro.

Dopo gli asili nido,le scuole materne, e le elementari ( dove sopravviverà la maestra unica attuale, intesa più come vicemadre che come vera e propria insegnante) la cultura deve essere somministrata in convitti dove insegnanti che siano specializzati, e versati anche nelle tecniche di insegnamento, formino giovani, educandoli alla disciplina ed ai comportamenti civili,e predisponendoli per affrontare gli ulteriori impegni culturali, connessi con le professioni che si intende scegliere.

Di tali convitti esistono già degli ottimi esempi: nelle scuole militari , nei seminari religiosi, in quelli laici tenuti da religiosi, e dovunque si intenda sfornare degli specialisti.

Questo è infatti il punto: i giovani devono emergere dalla scuola come specialisti, preparati cioè per fare ed allenati all'apprendere, considerato che oggi nessun tipo di cultura è statico e quindi l'apprendimento è una necessità continua, che si alimenta con un forte sentimento di curiosità per tutto l'universo che ci circonda.

Con il sistema dei convitti, si avvierebbe a soluzione anche il problema di isolare taluni soggetti - sottraendoli alla patria potestà quando ne ricorrano i presupposti - che provengano da determinati ambienti, predisposti alla criminalità od al nomadismo, sradicando in questo modo l'influenza negativa originata dal comportamento degli antenati, succubi a loro volta del vincolo di tradizioni secolari, non sempre rispettose delle regole del vivere civile.




Religions: Vehicle of peace and solidarity

Most recognize that religion is natural to man, from the distant primeval times.

Primitive man in fact felt surrounded by a hostile nature: thunders and lightnings, fires, torrential rains, floods, earthquakes, were attributed to a supernatural entity rather irascible, which, however, he entrusted for protection, feeling a twig with respect to adverse natural environment, to the point of attempting benevolence with offerings consisting of animal sacrifices, sometimes human, in special places called "temples".

Religion also was, and still is, driven by a need, quite human, of justice, which resulted, as well as in the present, in the hope of a supernatural life, in which earthly suffering could find a fair compensation.

This attitude of subordination to the supernatural was widespread, since ancient times, and in all the inhabited world: from the Hittites to the Egyptians, the Indians of America, and equally widespread was the practice of propitiatory sacrifices.

Emerged spontaneously from human aggregates some figures of saints and sorcerers who were consulted for their apparent wisdom, talent that they showed had been transposed by divine inspiration, to induce petitioners to follow their directions, though absurd. In this way were born religious rites, rich in symbolic gestures designed to implore victory in tribal clashes or cures to enhance the effectiveness of rudimentary treatment.

In many religions there are one or more gods, almost always anthropomorphic, at the top of the supernatural world, which are essential to give strength to the commandments given by the king, who often made believe to come from a divine origin. A swagger that has been perpetuated by the pharaohs to the present time.

And has in fact to be remembered that at the time of Japan's surrende,r at the end of World War II, was placed by the defeated country only one condition: that would be saved the prerogatives of the emperor, who- by his own free will- renounced the secular overt divine offspring. Moreover, even the Savoy monarchy asserted itself, in the proclamation and promulgation of laws, as ruler by the grace of God and the will of the nation, thus putting the divine favor before the popular will.

Religion has ultimately been used for thousands of years as an effective tool of government and discipline of the people. It was also used as cement among the masses to build the identity of a tribe or a people and to conduct wars waged by migration needs but supported by religious hatred, which postulated the annihilation of the different, the infidels, the unbelievers . Wars involving the sacrifice of countless fighters, however confident of finding a reward in a happy afterlife, promised with both hands by the priests who followed the armies in war, to take up morale.

Even today, however, and unfortunately, are recurring episodes of religious intolerance - including those of most media coverage: in Europe (the Balkans), Asia (Pakistan) and Africa (Nigeria) - that materialize in bombings and massacres at the expense of ethnic minorities, whose religious beliefs are different from those of the majority.

The fact remains that recent studies estimate 90% of the world population is believing in the supernatural. A fact that leads us to reflect on the importance of religion in the conditioning of human behavior, both for the individual and for the whole nations.

So if Religions have proven to be powerful agents of division and enmity in the development of human history, it may also become, if faithfully performed, an instrument of peace and cohesion.

In this sense, the Roman pontiffs have worked in recent decades, facilitating meetings between representatives of the most important of the various religions, in particular of the Christian, the Jewish and Muslim, the three monotheistic religions that believe in one God, that is, the same for all.

The use of religion to foster peace among peoples is perhaps the most effective way to get closer to the desired result, although more laborious.It is not a question of simply listening to the conversation, enlightened and conciliatory, of the most illustrious representatives of the various religious faiths, speeches that hardly scratch the minds of listeners, even benevolent.

It is about to start, between peoples, initiatives of solidarity with the poor people, who could be promoted jointly by the priests of the three religions, who in their daily work of charity can promote the worship of the supernatural as a source of love and mutual respect on the practical solidarity and cultural promotion, and also encourage the 'independence of spirit.

The Assisi meetings represent a preparatory phase for the profession of the principles and directives on the paths that lead to reconciliation, but should be followed by agreements on religious beliefs. What does "agreements on religious beliefs" mean?

Often you hear from the chief priests and other religious figures a distinction between believers and non-believers, believers are trooped in the followers of religion, non-believers are atheists, relatives of the devil, a ranking that in relatively modern times is implied, but it was explicit until a few decades ago. Refer to two classes of people: believers and non-believers, means that there are at least some aspects of religion that might not be believed, certainly for good reason, without thinking that whoever does not believe is prey for the devil or weak mind.

These would be matters, the religious ones, which for some appear credible and some have reasonable grounds for not believing. But the divine revelations, contained in the holy scriptures, are credible or not? How do we resolve the doubt among the non-believers? Or conversely how do you convince the believers of the fallacy of their faith? Is it by chance a problem of palate? As for those who like raw fish and those who don't? Does not seem to be so, because it is not a question, her, of a reaction of the sense of taste, which can vary from one to another being. It is a question of whether or not there are certain realities that divide the minds, forming the class of believers and of skeptics.

It is a question of offering to the human kind demonstration of these realities and their relationship with the everyday life of the human being, factors that could be verified by all. An example of substance in the story is given us by some ancient peoples believed in the Sun god. All perceived this reality, touched by hand, you can say, that the sun was the only source of life, and that without the sun there would be no life.

The limited culture of the past gave the Sun a supernatural character, that of a god in mind, which sowed panic at the thought that went out to punish the wicked. Modern culture tells us that the sun is not a god, but one of the many stars of the infinite Universe, who gives us light and heat as a result of nuclear reactions, that man is able to emulate even today on our planet.

It could be argued - by those who have an unshakeable faith in the supernatural - that behind the Sun there is a god who has turned to light and heat the naked Adam and Eve, in order to enable them to start the human race. But so far what science has not given us any updated knowledge.

Thus we see that the progress of culture allows us to unravel the mysteries of nature, once attributed to supernatural entities, and then to change the primordial beliefs, yet sustainable in era in which they had developed.

Otherwise we would be in the position of Galileo,who - arguing that the Earth be part of a heliocentric system - contradicted with great personal risk the sacred scriptures claiming instead the system be geocentric, as it was on Earth, that had happened various divine manifastations,origin of religions, thereby attributing to it a privileged position in the Universe.

Galileo had, at the kind invitation of Pope Urban VIII, recant his belief tha, but concluded to himself with the famous phrase, yet it moves!, intending to refer to the motion of the Earth around the Sun contrary to the beliefs of the time that instead imposed being the Earth fixed and the Sun going around, as indeed it was in appearances. And it is said kind invitation due to the exceptional Pope respect for the person of the scientist, in an era in which religious intolerance had sacrificed many lives, created lay martyrs, people who deserved statues in the squares, but not holiness.

It 's time so that there be a tendency to abolish the categories of believers and non-believers, classifying the members of these two antithetical categories in interested in the religious matters and in not interested: for example you are interested in astrophysics and others on the contrary are non- concerned: it would be absurd to speak, in the latter discipline, of believers and non-believers.

It 's time also that be assigned to the various religions equal dignity, being all a different expressionof the same human need of the supernatural. Everyone be living his faith, without trying to impose it on others, but without excluding the dialogue that celebrates the sacred in common, and that makes marginal the traditions and rituals that appear to be in contrast.

For example, the sacred scriptures existing in three monotheistic religions (Judaism, Christianity and Islam) may constitute the theological glue to draw, thanks to the common origin of the forefather Abraham, the reason for active reconcilation, and to converge towards a common vision of the supernatural , which would constitute the source for a joint development of solidarity toward the man, a harbinger of greater distributive justice, strong support for peace among peoples.

Centers for cultural, spiritual and material promotion, distribution of supplies, training the rational cultivation of the land and the sustainable development, authentic missions were driven by a core consisting of the nucleus by an imam, a rabbi and a monk, and flanked by technical mining multi-religious centers would be sowers of peace highly effective in the world, beyond the religious rites which, if not translated into daily practice of neighbor love , could appear plastered in observance of their respective traditions.


Which traditions - like everything that is human - should instead be periodically revised in the light of cultural evolution, which at times can clarify some of those mysteries that appeared as such, some thousands of years ago, both to the drafters of the codes of conduct drawn from alleged divine revelation, that to the historians of the great prophets.

To be immediate, a great work ,of peace and solidarity between peoples, may be promoted by the three monotheistic religions from a place sacred to all, where they have been living together since centuries. The place is Jerusalem, the work of peace,between the local religious authorities,is to attain to a common vision for the possible settlement of the conflict that for decades is opposing the Israelis to the Palestinians. This vision - generated from education to everyday practices of human solidarity, a sentiment that is already alive in the youth of the two ethnic groups - may lead the parties to an agreement of mutual dissatisfaction, but that the agreed that the agreed work of the religious would convert in an agreement of mutual acceptance, when the spirit of solidarity finally will prevail over conflicting political issues, related to ancient historical traditions of both peoples. A utopian vision?

In a recent homily, Pope Benedict XVI said that peace is a gift from God. Never as in this case it would be possible to confirm that in the future, that thanks to the work of agreed Lord's laborers in Jerusalem, it was possible to overcome hatred and distrust which had hindered the achievement of peace in Palestine. Had been so answered - by this way - the prayers to the shared God by the faithful Jews, Muslims and Christians who live there.

Besides, it must be admitted that, inversely, peace is not natural to man as it is religion, with the result that when in absebce of enlightened leaders, man is led to follow - like the rest of the animal kingdom a law of nature, namely, the law of the strongest, effectively paintedby a Latin aphorism: "homo homini lupus".

As an example of solidarity for the immediate future, would it be desirable in Italian schools, at the hour of religion, the teaching of the history of religions that, instead of stopping the teaching to the themes of the Christian religion, convert that time in a lesson of religious culture across the world, being the religion inescapable part of the human being, and therefore also of general interest for the Muslim pupil and for the Jewish, for the Hindu and Shinto, for the animist and for the Buddhist, the most immigrants who feel entitled not to listen to a lecture that is confined to the Christian catechesis, alien to their respective beliefs.

It would be a first step in creating an understanding between believers of different religions, that would cease to be, the one and the other, exclusive custodians of truth, converging their commitment to human solidarity, a feeling common to many religions, leaving of course, to each of believers, the freedom to deepen the study of his own religion in specialized schools.

Is perhaps a utopian vision to be able to gradually realize in the future that awaits us, a collaboration interreligious, giving less importance to the unchanging traditional rites, and turning our own eyes to the needs of man, acting unanimously on a practical level to promote peace and to help reduce economic imbalances in the world, and that with the use of the word and work, and (why not?) with the help of prayer, all factors that are supported by high capacity to direct their faithful, who is common to all religious leaders?


It will also be utopian, this vision, but it is supported by the faith of those who believe that it is positive to be confident, looking forwards. =

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13.02.13

PINA....sapeva insegnare

Mi piace qui trascrivere un' espressione di ammirazione

di un alunno delle scuole elementari di Ciampino nel 1995',

abbinata ad un ingenuo tentativo di rappresentazione

grafica della sua immagine di docente:


"SEI LA MIGLIORE MAESTRA DI INGLESE DEL MONDO

Hai chiesto trasferimento, non so te ma io spero che tu

rimarrai per sempre con noi per la tua bontà e soprattutto

per il bellissimo modo in cui ci insegni inglese."


In realtà Pina conosceva poco l'inglese, tuttavia

aveva una spiccata capacità per insegnarlo, per lo

meno al livello degli alunni di una scuola elementare.

Al suo arrivo,a bordo della Duetto rossa,i bambini la

circondavano, accogliendola festosi: hi teacher!

Nel corso della lezione , dall 'aula non filtrava alcun

brusio:il tono di voce di Pina era piuttosto smorzato,

e tutti erano tesi ad ascoltare la corretta pronuncia

della lingua,aguzzando l'ascolto.

Negli anni, molti ex alunni si mostrano ancora

riconoscenti per l'efficace metodo d'insegnamento

dell'inglese, di cui avevano beneficiato.


Questa breve annotazione, per mettere in evidenza che

nell'insegnamento vale, ancor più del sapere,la capacità

di insegnare, cioè l'attitudine a trasmettere la propria

cultura in termini semplici, di facile assimilazione da

parte di cervelli in corso di sviluppo, ed ancora lontani

dalla formazione di quel bagaglio mentale che il docente

ha avuto modo, a sua volta, di accumulare nel tempo,

apprendendo inoltre come metterlo a disposizione .


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L'Europa dei ricchi e dei poveri

L'Europa dei 27 e' formata da paesi ricchi e da paesi poveri, in una classifica grossolana ma semplice, e di agevole comprensione.

Nessuno dubita infatti che Germania, Francia, Olanda,Gran Bretagna,ed anche l'Italia, facciano parte della categoria dei paesi ricchi e che ad esempio Romania,Bulgaria,ed altri paesi dell'Europa orientale facciano parte della categoria dei paesi poveri.

Nei paesi ricchi molte famiglie non riescono a coprire la quarta settimana,mentre le fabbriche delocalizzano verso l'Europa Orientale e verso regioni dell'Asia a basso costo di manodopera .

Nei paesi poveri il lavoro - in generale s'intende - non manca e, sempre in generale, la gente vive di stenti, ma copre con pochi problemi la quarta settimana, e ciò:

- sia per il lavoro connesso con l'esigenza diffusa di produrre beni atti a migliorare un primordiale tenore di vita, di atavica origine, condizione vissuta anche da noi fin oltre il dopoguerra;

- sia per il flusso di lavoro che vien passato dai paesi piu' ricchi, ricchi però anche di manodopera piu' cara, e percio' meno competitiva sul mercato internazionale e di conseguenza meno utilizzabile.

Il fatto che la manodopera dei paesi poveri sia meno cara, a volte molto meno cara,e' il motivo principale della delocalizzazione per gli imprenditori sia italiani che europei,per rimanere nei confini del nostro continente.

I paesi poveri che ne beneficiano, sono ben contenti di aver trovato rimedio ai rispettivi problemi occupazionali, ed altrettanto contenti sono gli imprenditori che beneficiano del risparmio sui costi della manodopera.

Cosi facendo però si è dato spazio a due aspetti negativi:

1 - la crescente disoccupazione nel paese "ricco", un fenomeno considerato ineluttabile dalla classe governante,che poco fa per contrastarlo: non si conoscono infatti iniziative volte a trovare rimedio al preoccupante fenomeno, a dispetto dell’impressionante volume di risorse disperse nella cassa integrazione ( circa 10 miliardi di euro all’anno).E neanche iniziative per creare condizioni atte a stimolare l’imprenditoria e quindi l’occupazione, sia pure concedendo che in un paese “ricco” come il nostro i consumi interni sono in fase asintotica, cioè crescono in misura ridotta essendo frenati dalla ormai diffusa disponibilità di beni di largo consumo (autoveicoli, elettrodomestici di ogni tipo, prodotti griffati, prodotti di lusso in generale, seconde case, etc.);

2 - il paese "povero"continua a vivere nel suo stato di miseria, mantenuto in vita da una situazione occupazionale passabile e compensata con retribuzioni che per il loro basso livello non permetteranno avanzamenti dell'economia che in un arco di tempo molto lungo.

Con tali modeste retribuzioni si potranno infatti comprare soltanto beni prodotti in casa da manodopera indigente oppure importati da paesi asiatici dove il costo della manodopera risultasse confrontabile con quello della manodopera locale.

Si innesca così una spirale a lenta progressione, per cui non è difficile prevedere che occorreranno ai paesi poveri 40-50 anni per adeguarsi alle altre economie europee, cosi come e' avvenuto per l'Italia, pur agevolata quest'ultima dal provvidenziale sostegno del piano Marshall. Durante questo lungo periodo di adeguamento migliorera' lentamente il tenore di vita di tali paesi, cosi come crescera' lentamente il costo della manodopera locale, che resterà tuttavia per molti anni conveniente per i datori di lavoro esterni.

Un'alternativa augurabile sarebbe stata invece quella di un programma di massicci investimenti a carico dei membri della Comunita' Europea, invadendo il paese povero con impianti industriali ma anche con beni di consumo a prezzi correnti, resi accessibili da retribuzioni non troppo lontane dalla media europea. I paesi ricchi avrebbero affrontato un sacrifico economico a beneficio dei paesi poveri, frenando il fenomeno della delocalizzazione, mentre i paesi poveri avrebbero fatto passi da gigante sulla via del progresso, trattenendo in patria gran parte del flusso emigratorio e raggiungendo in pochi anni un sostanziale allineamento economico con i paesi ricchi.

Ciò risponde del resto al criterio etico e logico che non si può formare un unione politica ed economica tra paesi disomogenei per i forti dislivelli reciproci, senza preventivamente organizzare lo spianamento delle disuguaglianze più stridenti, e l'adeguamento delle leggi nazionali alle direttive della Comunità, essendo inimmaginabile che possano convivere in una unione, che dovrebbe essere cementata dalle stesse leggi, un paese indigente ed un paese ricco,un paese che viva nella miseria e nelle privazioni, ed uno che per la sua ricchezza sia incline agli sprechi.

Un intervento nel senso sopra auspicato sembra che sia stato operato dalla Germania Ovest per unificarsi con la zona Est, - dopo il ritiro delle forze sovietiche occupanti - zona le cui condizioni non erano molto dissimili da quelle degli altri paesi a regime comunista.

Un simbolo delle grame condizioni della Germania Est era rappresentato dall'unico tipo di automobile relativamente diffuso: la BRABANT, una lenta vettura mossa da un fumigante motore a 2 tempi.

In pochi anni le differenze economiche tra le due parti del Paese si sono grandemente ridotte, con soddisfazione non solo degli ex occupati, ma anche dei produttori di beni occidentali.

La conseguenza ipotizzabile è che le migrazioni aziendali dai paesi ricchi sarebbero state frenate quando si fosse constatato un divario relativamente modesto con i costi della manodopera nel paese “povero”, divario insufficiente a giustificare il trasferimento degli impianti , come invece correntemente si pratica da tempo.

Sembra che gli imprenditori siano invece interessati a lasciare in essere queste convivenze con paesi che restino poveri, segnati cioè da un destino di lento miglioramento, imprenditori che, condizionati da problemi quotidiani di sopravvivenza, si “arrangiano” a sfruttare le situazioni di arretratezza assorbite nell'unione degli stati europei, preferendo - finché possibile - di avere una "Cina" entro le frontiere europee, in luogo di quella, lontana, che vive entro le proprie.

La Germania , il principale paese della Comunità, sembra non aver voglia di pilotare le necessarie iniziative europee per sollevare, nell'interesse di tutti, alcuni paesi della Comunità dalla propria miseria e ciò sia al fine di rendere le loro economie degne di contribuire ad una decente media europea, e sia al fine impedire che il sacro principio della libera circolazione interna assuma il carattere permanente di uno tsunami a senso unico.

Forse che l'esperienza della riunificazione tedesca, certamente costosa ( si stima oltre 1500 miliardi di euro), ma ormai all'80% del percorso, non sia considerata come un intervento da manuale, da reiterare nell'interesse dell'Europa tutta?

La disoccupazione nell’ area della “ricca” Europa si potrà debellare senza sacrifici?


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Il Canone RAI:un retaggio medievale

La tassa di possesso per la televisione e' un tipo di tassa che si applica tra l'altro anche ai veicoli. Una tassa cioe' dovuta per il semplice possesso. Uno dei tanti modi per pagare le tasse. Che trova, nel caso dei veicoli, la sua giustificazione nel fatto che appena si mette in strada una vettura, si deve usare per forza di cose una via pubblica, a meno che non si circoli in una proprieta' privata, un'ipotesi del tutto marginale.

Analogamente per la televisione, ed ancor prima per la radio, negli anni vicini alle origini, prima la radio, poi la televisione, erano le uniche emittenti essendo proibita la produzione radiotelevisiva privata, e sostanzialmente assente la pubblicita', per cui l'accensione del televisore domestico comportava automaticamente la sintonizzazione su RAI 1.

Oggi invece quando si accende il televisore xsi deve decidere da quali programmi difendersi, spesso programmi di qualita' discutibile, e che comunque abbondano al punto tale da poter parlare di televisione spazzatura.

In ogni caso, ora, tutti i programmi televisivi si alimentano con i proventi della pubblicita', inclusi i programmi RAI, Mediaset e LA7, per limitarci alle reti piu' diffuse. E quindi, in pratica, le trasmissioni sono gia' pagate dal pubblico attraverso l'acquisto dei prodotti reclamizzati.
La RAI pero' non si contenta: pretende infatti - unica tra le emittenti - un canone d'abbonamento, esattamente come 50 anni fa, pur non essendo giustificato tale balzello da un improbabile maggior carico di lavoro per un preteso servizio pubblico.

Il vantarsi di esercire un servizio pubblico non regge:
- infatti i discorsi del Capo dello Stato sono trasmessi a reti unite,comprese le emittenti private,e se cio' non fosse arebbe sufficiente un apposito decreto legge;
- la pretesa di razionare l'apparizione dei candidati alle elezioni ( detta anche par condicio) e' semplicemente ridicola, perche' e' mossa dall'infondata convinzione di essere l'unica TV a copertura nazionale, e quindi l'unica autorizzata a dosare le apparizioni dei candidati di diverso colore. Questa par condicio - alla quale si adeguano anche talune emittenti private - in fondo e' una limitazione della liberta' di ascolto di noi utenti, che vorremmo naturalmente ascoltare piu' a lungo un candidato interessante sia per il contenuto che per il modo di esporlo - trattandosi in fondo sempre di spettacolo - rispetto ad un candidato meno interessante . E di cio' da' prova l'Auditel o simili metodi d'indagine, che potrebbero da soli suggerire la piu' equa ripartizione dei candidati tra la congerie delle reti in campo.Che senso ha dare lo stesso tempo ad un candidato premier uscente, che ha molto da raccontare per descrivere quanto realizzato ed i problemi concretamente affrontati a fronte di un neocandidato che non ha bisogno di molto tempo per illustrare le proprie teorie ed i propri propositi.

Se tuttavia non si potesse abolire, la tassa, detta canone deve allora contribuire a ridurre il debito nazionale e non ad alimentare, senza una credibile motivazione, l'elefantiaca ed autoincensante struttura RAI, la quale si vanta di avere raggiunto la consistenza di ben 14 reti per un preteso miglior servizio pubblico d'intrattenimento, e cio' con un trascurabile aumento dell'abbonamento 2013 di soli 2,5 euro.
E' inevitabile pero' il sospetto che tutte queste reti "pubbliche" tradiscano una voracita' pubblicitaria, che drena le risorse disponibili, a danno delle trasmittenti che sopravvivono invece solo grazie alla pubblicita', al punto da potersi configurare, per la RAI, una posizione dominante sul mercato delle emittenti TV.
Tale sospetto di voracita' viene rafforzato dal ricorso a mezzucci quale quello di invitare gli utenti a fare telefonate del costo di 1 euro per partecipare alla soluzione di quiz di estrema facilita', attirando in tal modo immani flussi telefonici ed aggiustando per l'occasione, a proprio esclusivo beneficio, la tariffa telefonica.

In conclusione il canone televisivo ha tutto l'aspetto di una gabella medievale inserita nel campo della tecnologia informatica piu' avanzata, gabella che sarebbe assai piu' proficuo applicare ai varchi doganali sulle merci estere, quando il loro basso prezzo sia imbattibile e travolga la concorrenza interna, sottraendo opportunita' di occupazione e di guadagno alle nostre imprese.


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